Do you remember antifascismo militante?

Il fascismo è il cane da guardia del potere, è la mano vigliacca che mette le bombe e compie le stragi nelle piazze e nei vagoni dei treni eseguendo l’ordine del padrone. Il fascismo stragista è impunito perchè così lo è anche il suo padrone.

Così è stato negli anni successivi ai primi scioperi  in italia dopo la rivoluzione leninista, quando il potere ha mandato le truppe mussoliniane a schiacciare gli operai ed i contadini che iniziavano a rivendicare i propri diritti ed in cambio il cane da guardia ha avuto 20 anni di dittatura.

Così è stato negli anni ’60 e ’70 quando ha usato l’eroina ed i fascisti per sconfiggere alla fine con la repressione e la complicità del PCI il grande movimento sorto dal ’68.

E così sarà sempre. Loro sono servi del potere per costituzione, direi per statuto.

Sono i nemici del progresso e dei diritti dei lavoratori , come anche degli studenti, futuri e precari salariati se non disoccupati.

Ecco perchè dobbiamo tenere viva la memoria e la forza di resistere ed autodifenderci dai loro attacchi squadristi e vigliacchi.

Ieri alcuni stidenti autorganizzati all’Univeristà di Roma Tre l’hanno fatto.

Stavamo attaccando manifesti intorno alla zona di San Paolo – raccontano i ragazzi dei Movimenti dell’XI municipio – quando ci siamo imbattuti in un gruppo di Casapound e del Blocco studentesco. Ne è nata subito una scaramuccia verbale e poi loro hanno provato ad aggredirci. Forse però non si sono resi conto che davanti avevano dei ragazzi che volevano reagire alle loro costanti pressioni e aggressioni. Per questo ci siamo difesi.
Loro a mezzo stampa dichiarano il contrario ma in realtà sono loro che si muovono in città come squadrist
i”.

Diversa la posizione dei fascisti di Casapound e Blocco Studentesco, gli odierni nomi dei cani da guardia:

Durante un turno di affissione  nostri militanti – spiega il presidente di Casapound Italia Gianluca Iannone – sono stati aggrediti da un gruppo formato da 100 persone. E’ una cosa gravissima che denunciamo. Nel giro di due anni il Blocco e Casa Pound sono stati vittima di attentati.

Tutti sanno che le azioni squadristiche dei fascisti nelle città sono aumentate in maniere esponenziale negli ultimi anni.

Movimenti come la Lega Nord sono fascismi localisti con tutte le caratteristiche dei loro avi, anche la stupidità e l’ignoranza.

Spesso trovano terreno fertile nella indifferenza generale, talvolta trovano persone pronte ad esercitare il diritto all’autodifesa ed in questo caso loro cominciano subito a piangere lacrime amare.

E’ quello che è successo ieri a Roma.

Finchè  spadroneggiano nei quartieri minacciando e pestando tutti coloro che non la pensano come loro –  anzi tutti coloro che appaiono  diveri per il colore della pelle  o per i gusti sessuali  – allora va bene. Ninete da dire: picchiare duro e tutti zitti!

Quando trovano pane per i loro denti e ci sbattono il muso prendendole come a Piazza Navona tempo fa e come ieri, allora fanno subito le vittime per giustificare che le hanno prese e per  far ciò danno i numeri.

“Erano molti più di noi” strillano piangendo…no : erano solo pronti a difendersi e ve le hanno suonate.

Do you remember antifascismo militante?

torba

Published in: on 14 aprile 2010 at 20:46  Lascia un commento  
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Giuseppe Uva chiede giustizia contro lo Stato-Boia

E se tu la credevi vendetta, il fosforo di guardia segnalava la tua urgenza di potere, mentre ti emozionavi nel ruolo più eccitante della legge, quello che non protegge: la parte del boia”.
Era il 1973 quando Fabrizio De André cantava questi versi in una canzone dell’album “Storia di un impiegato”: da allora sono passati quasi quarant’anni, ma l’inclinazione ad esercitare il “ruolo più eccitante della legge”, specie da parte di chi la legge dovrebbe farla rispettare, non sembra essere passata di moda.

Si chiamava Giuseppe Uva. E’ morto nel reparto psichiatrico del pronto soccorso di Varese, dopo una notte passata nella caserma dei Carabinieri che lo avevano fermato per stato di ebbrezza, a causa di un arresto cardiaco provocato dalla combinazione tra l’alcool che aveva in corpo e i farmaci somministratigli dai medici per tenerlo buono. Il cadavere era pieno di lividi sul naso, sul collo, sulla schiena. Aveva il cavallo dei pantaloni inzuppato di sangue. Qualcuno gli aveva tolto le mutande e le aveva fatte sparire. Durante la notte l’amico che era stato fermato con lui, sentendo le urla da un’altra stanza della caserma, aveva provato inutilmente a chiamare un’ambulanza.
E’ una storia di ventuno mesi fa. La storia di un altro dei tanti, troppi Stefano Cucchi a cui capita di subire barbarie intollerabili in uno stato di diritto.
Una storia di cui mi auguro, anzi pretendo, che qualcuno, e presto, verrà chiamato a rispondere.

Varese, 14 giugno 2008. Giuseppe Uva e Alberto Biggiogero vengono fermati in stato di ebbrezza verso le 3 del mattino da una volante dei carabinieri, mentre spostano alcune transenne bloccando l’accesso a una strada. Uno dei due carabinieri riconosce Uva, lo chiama per nome e inizia a inseguirlo mentre questi tenta la fuga. Biggiogero cerca di correre in aiuto di Uva per impedire al carabiniere di colpire l’amico, ma l’altro militare lo immobilizza e gli impedisce di intervenire.

La cronaca potete continuarla a leggere in questo bel post http://baruda.net/2010/03/20/giuseppe-uva-altro-assassinio-per-mano-dello-stato/

Di seguito, la trascrizione della telefonata di Biggiogero e di quella successiva, fatta dal 118 al centralino della caserma.

Biggiogero (a voce bassissima): «Posso avere un’autolettiga qui alla caserma di via Saffi? Praticamente stanno massacrando un ragazzo».

Centralinista 118: «Ma in caserma?»

B
.: «»

C. 118: «Ho capito. Va bene adesso la mando».

Dopo due minuti, Centralinista 118: «Mi hanno richiesto un’ambulanza. Non so mi ha chiamato un signore dicendo di mandare un’ambulanza lì da voi, me lo conferma?»

Centralinista carabinieri: «No, ma chi ha chiamato scusi

C. 118: «Un signore. Mi ha detto che lì stanno massacrando un ragazzo e che voleva un’ambulanza».

C. carabinieri: «un attimo che chiedo… No guardi son due ubriachi che abbiamo qui in caserma, adesso gli tolgono il cellulare. Se abbiamo bisogno ti chiamiamo noi».

Biggiogero, prima che gli venga portato via il cellulare, riesce a chiamare il padre. Dichiarerà, poi, che circa 20 minuti dopo la sua telefonata si è presentato in caserma un uomo che viene indicato come “il dottore”. Nel frattempo arriva anche suo padre che si dice disposto ad accompagnare Uva al pronto soccorso. I carabinieri diranno che non ce n’è bisogno, il medico arrivato è sufficiente.

La testimonianza del comandate di polizia ubicato presso il pronto soccorso dell’ospedale riporta alcune affermazioni estremamente significative. La prima: si è venuti a conoscenza della morte di Uva in ritardo «pur non trattandosi come si evince dall’allegato referto medico di evento “non traumatico”» (si legga: è stato un evento traumatico). La seconda: la salma di Uva giaceva «supina e senza abiti, con la parte ossea iniziale del naso in zona frontale, munita di una vistosa ecchimosi rosso-bluastra, così dicasi per la parte relativa del collo sinistro, le cui ecchimosi proseguivano con discontinuità, su tutta la parete dorsale, lesioni di cui non viene fatta menzione nel verbale medico di accettazione».

Il comandante aggiunge: «che non vi è traccia degli slip del “de cuius” e su chi abbia provveduto alla loro rimozione dal corpo, indumento tra l’altro, neppure consegnato ai parenti (probabilmente perché intrisi di sangue)».

Nel verbale di sequestro degli indumenti viene evidenziato come sui blue jeans del defunto, tra il cavallo e la zona anale, ci sia una «vistosa macchia di liquido rossastro».

Altra prova delle bugie dette sull’incidente e sulla circostanza che si “sarebbe dimenato con forza e non era trattenibile” si è conosciuta di recente:

Sono le 7 e 54 minuti. Giuseppe è in ospedale, morirà nel giro di qualche ora. I carabinieri del radiomobile ridono, si scambiano battute, poi parlano di due ragazzi fermati:

C1: “Paolo era impegnato con Uva Giuseppe, stanotte”

C2: “Si, si…”

C1: “E poi io gli ho portato qua anche il FB. Gliel’ho detto a Mario, non so chi è tra i due… chi è il migliore. Non lo so, Uva…”

C2: “No, no… Uva fisicamente lo puoi tenere, tanto è debole”

C1: “Ah…”

C2: “Il B. era intenibile”

Continua qui con le novità su Stefano Cucchi nel post di Rosellina970

Torba di Gramigna