La versione comunista dello stato di cose presente

La situazione che è stata creata dalla firma degli accordi Fiat di Mirafiori e di Pomigliano è gravissima. La sottoscrizione di nuove regole fortemente penalizzanti per i lavoratori è solo l’ultima fase di un violento attacco ai diritti di tutti i cittadini che è in atto, nel nostro paese, da ormai molto tempo.
Con gli accordi Fiat viene messo in discussione tutto a partire dal diritto di sciopero e dall’applicazione della democrazia nei luoghi di lavoro. I lavoratori non avranno più la possibilità di eleggere i propri rappresentanti sindacali perché questi verranno nominati “dall’alto” e solo da chi ha firmato l’accordo. I ritmi di lavoro saranno sempre più alti, per chi lavora alla catena di montaggio, verranno diminuite le pause. Ci sarà un consistente aumento del carico di lavoro dal momento che sono stabilite un monte ore consistente (fino a 200 ore) di straordinari che i lavoratori saranno obbligati a fare a discrezione dell’azienda. Viene instaurato un sistema “ergonomico” che non permetterà al lavoratore di muoversi e che aumenterà l’alienazione di chi opera in catena di montaggio. Il diritto al dissenso viene cancellato attraverso sanzioni che possono colpire il singolo lavoratore. Sanzioni che potranno arrivare anche al licenziamento per chi eserciterà il diritto di sciopero.
Il primo giorno di malattia potrà non essere retribuito in base a statistiche, imposte dalla direzione aziendale, che stabiliscono la percentuale di assenteismo ammissibile.
Con l’applicazione di questi accordi i lavoratori non saranno più persone ma verranno trasformati in automi, ingranaggi del ciclo produttivo. In pratica i diritti costituzionali verranno bloccati fuori dai cancelli della fabbrica.
A tutto questo hanno dato il loro contributo FIM-CISL, UILM-UIL, FISMIC, UGL che hanno sottoscritto quegli accordi.

Molti dirigenti del maggiore partito di “opposizione parlamentare”, il PD, si sono schierati apertamente con i padroni della Fiat e hanno criticato duramente la posizione della FIOM perché ha deciso di non firmare gli accordi.
Il tentativo è chiaro, si vuole far pagare tutta la crisi ai lavoratori, si vuole far tornare i rapporti di lavoro a situazioni in vigore oltre 50 anni or sono, si vuole isolare la FIOM e chiunque non sia d’accordo con la restaurazione in atto.
Noi comunisti diamo tutta la nostra solidarietà alla FIOM e sosteniamo la decisione di proclamare uno sciopero generale di 8 ore per il prossimo 28 gennaio. Ma non possiamo rimanere in attesa degli eventi.

Dobbiamo produrli, lavorando dappertutto per ostacolare gli inetenti dei nuiovi padroni dele ferriere.

Torba di Gramigna

Published in: on 17 gennaio 2011 at 19:59  Lascia un commento  
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